Anche nella frenetica Mosca si mangia. Un vortice di profumi e colori invadono non sempre a proposito le vie caotiche. Qui tutti sanno cos’è la rucolla e per tutti il karpaccio è un piatto e non un pittore come si pensava un tempo. Eppure, tra un sushi, un šaurma, un plov o un mangal, tornano di moda i buoni vecchi piatti di una volta. Le zuppe antiche, i dolcetti semplici. Come questo. I syrniki, crocchettine di tvorog, una specie di ricotta, da mangiare con un dolce varenie (marmellata dalla consistenza molto morbida) di una delle mille bacche che rallegrano questa ormai finita, breve estate del Nord. E la smetana, naturalmente
Ingredienti
300 gr. di tvorog (o ricotta)
1 uovo
2 cucchiai di zucchero
un pizzico di sale
Smetana e varenie per accompagnare
E’ presto fatto. In una terrina mischio tutti gli ingredienti, tranne la smetana e il varenie. Formo delle fritelline piatte e le friggo in una padella antiaderente unta di olio (noi abbiamo usato un leggero olio di oliva, ma qui è più normale quello di girasole).
La smetana ora si trova anche da noi, è la panna acida. Certo c’è smetana e smetana, che, peraltro, non deve essere acida, ma pannosa, ricca e bella grassina. L’acidulino è dato dalla marmellata di bacche, noi ne avevamo una fatta da Ženja, di ribes nero.
Ahhhhhhh qui ce l’abbiamo la panna acida (sour cream) quindi dovrei riuscire a farle. Per quanto riguarda la marmellata bisognerebbe usare qualcosa come mirtilli rossi , ribes o simili. Adesso che sono diventata una marmellomane non dovrebbe essere al di là delle mie abilità fare un esperimento. Prevedo già una serata con le mie amiche italiane in cui provare queste sfiziose crocchette russe..:-)
La cucina sorprendentemente avvicina due Paesi cosi’ distanti e diversi tra loro. Parlo della Russia e della Sicilia. Mia nonna preparava, a me bambina, questa identica ricetta, chiamata “frittelle di ricotta”. Stessi identici ingredienti senza l’ aggiunta della panna acida e della marmellata. Solo zucchero a velo a fine frittura. Deliziose calde o anche fredde per farcire delle fette di pane casareccio. Era, mi diceva, il dolce o il companatico dei contadini poveri.
Non le mangio da un secolo………..