Ecco qui. Finalmente ci ho provato. E senza il minimo diritto. Neanche una goccia di sangue ligure, solo tanto affetto per posti pieni di ricordi: gli esami di maturità alla luce di una lampada a gas, i giochi in spiaggia dei bambini, gli amici e i cugini, la prima traduzione importante…
E la focaccia c’era sempre. Alla mattina prima di colazione, a mezzogiorno in spiaggia o comprata di corsa correndo al treno per fare gli esami a Milano.
Te la portavano anche i parenti di ritorno, se tu eri rimasta a casa. Ma perché non ha mai lo stesso sapore mangiata altrove?
Qual è il segreto? In Internet c’è un’abbondante letteratura. Dalle mitiche sorelle Simili (a cui devo tanto, ma non la semieretica presenza dello strutto) ai mille blog che ne parlano. Scomuniche, guru, trucchi e consigli. C’è da perderci testa e pazienza. E allora questo è il mio sunto, la mia semplificazione, la mia personale riduzione facilmente accessibile di cotanta scienza. Migliorabile certo, ma per la mia famiglia un buon punto di partenza.
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