Di solito si fa in pirottini individuali che fa molto fino. Direi che il pentolone da portare in tavola e pescarvi mestolate tutti insieme è più caldo e riduce molto il lavoro della padrona di casa. La bellezza non va scambiata con spocchia e spesso portati dal bombardamento della moda ci cadiamo tutti. Questa è una zuppa poverissima (pame e cipolle), dopo due di queste potete andare al cinema gratis o aumentare le donazioni al vostro progetto solidale preferito
Ho aggiunto, infine, un ingrediente per ricordare una persona cara per la proprietà transitiva dell’amore.
Ingredienti
7 cipolle bianche medio-grandi
3 cucchiai di olio extravergine (ci andrebbe il burro, ma facciamo i bravi, dài!)
1 l. e 1/2 di brodo di manzo
3 cucchiai di farina
1 cucchiaio di zucchero
sale
150 ml di vino bianco
pane a fette
formaggio gruvière o emmenthal
una spruzzata di brandy facoltativa dicono le ricette, io consiglio un po’ di kirsch.
Affetto sottili le cipolle e le faccio rosolare nell’olio in una pentola di ghisa o comunque con il fondo
molto pesante e che poi possa andare nel forno. Quando sono tenere aggiungo lo zucchero (le si fa sudare) e poi la farina (meglio setacciata) e mescolando bene continuo a cuocere fino a raggiungere un leggero color caramello come nella foto accanto.
Sfumo con il vino e poi aggiungo il brodo. Fate cuocere. Per quanto? Qui i suggerimenti si sbizzarriscono e vanno dalle 5 ore alla mezzora.
Fedele al principio dell’aurea mediocritas, io ho fatto 2 ore. E non me ne sono pentita. E’ perfetta. Intanto che cuoce potete leggere, chiacchierare, non è una fatica stare nella stanza dove sobbolle la vostra zuppetta calda che preparate per i vostri cari. Anzi il tempo che la covate a me sembra un po’ speciale e intimo. Ma non starete proprio con le mani in mano. Tagliate a fette del pane. Baguette, pane toscano, pane di altamura. Direi di non fare troppo gli choosy per una volta tanto. Tostatelo e grattuggiatevi su abbondante grouvière o emmenthal. Quando la zuppa è pronta, salata a dovere, immergetevi il pane e infornate sotto il grill non perdendola di vista finché è tutto ben gratinato. A questo punto si può dare una spruzzata di brandy o di kirsch. Già, il kirsch. A noi ricorda un sorriso largo visto solo per Skype o sull’etichetta della bottiglia che ci ha donato.
IL SORRISO DEL NONNO DI MERET
Beh anche questa da provare. Confesso di non avere mai fatto questa tradizionale zuppa francese. Ottima adesso che arriva l’ondata di freddo! Vedo che Meret continua a vivere nella tradizione di casa tua…Mi sono dimenticata di dirti che il weekend scorso ho fatto i gnocchi di zucca di Meret. OTTIMI!