I pirožki. Nostalgia di Russia

Ecco, questo sì che è un piatto pieno di ricordi di Russia. Primo tra tutti, il treno. Lo scompartimento a quattro, il vagone con il bollitore d’acqua in fondo e la provodnica, una sorta di capovagone, una zia-mamma che si occupa di tutto, regina e massima autorità del microcosmo che ti cullerà per parecchie ore: è lei che ritira i documenti, porta le lenzuola, prepara il tè ecc. Così tu ti metti in ciabatte e in tuta e ti lasci cadere in uno stato di beata, minorile irresponsabilità (non hai neanche più il passaporto).  Qualunque cosa si faccia o non faccia, sei giustificato: stai viaggiando, non c’è bisogno di altro. Il primo atto dovuto, se non è l’una di notte, è tirar fuori le provviste. Non importa se il convoglio non è ancora uscito dalla stazione moscovita. Tutti tirano fuori e offrono qualcosa. Certo ognuno si sbizzarisce (noto che il pollo arrosto è tra i piatti più gettonati). Ma è indubbio che i pirožki ben confezionati in caserecci sacchetti di plastica fanno la parte da leone. Misura della tua popolarità o dell’affetto dei tuoi amici. Se hai i pirožki nella sportina vuol dire che non sei solo. Qualcuno ti ama. Continue reading ‘I pirožki. Nostalgia di Russia’

Pear, roquefort and pecan nut salad

pear, roquefort and pecan nut salad

Now that the nice season is about to start (at least we hope! This is England after all…) and the days are getting longer and warmer what is better than a nice salad? I LOVE trying different combinations and often order one when I eat out, particularly in the summer. To be honest it’s difficult to go wrong with salads and you can be very imaginative when creating one, if you wish. The days of  the bog standard lettuce, tomatoes, peppers and cucumber are over, I am sure. The one I’m sharing with you today is a firm favourite of mine ( I ADORE blue cheeses!!!). You will have probably come across it before . I am not claiming originality. Even so, this blog is all about what REAL people actually cook. Right? And this is what I made the other night. I really like the combination of the sweetness of the pear and the saltiness of the roquefort cheese.  By the way in Italian there is saying that goes “al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere” (literally translated it means: don’t let the peasant know how good cheese with pears is”). I doubt there will be any peasants amongst our readers hence I’m safe! He he. As to what the saying really means….well…. have a guess people! Continue reading ‘Pear, roquefort and pecan nut salad’

Piattone in crosta

Una ricetta già postata nell’altro blog, ma la primavera sta arrivando e non posso lasciarmi sfuggire questo ultimo sprazzo di fresco e non proporre questo piatto cult della mia famiglia. L’altro giorno ho cucinato il piattone in crosta di sale. Piatto mitico per noi, perché è a base di formaggio (che ci piace tanto) e sembra fatto apposta per essere mangiato insieme chiacchierando, come la fondue, la raclette ecc. Un altro motivo dell’alto carico di affettività mosso da questo piatto è che la ricetta è di Gabriella, da sempre mio punto di riferimento culinario e non solo (!).  Come la raclette si abbina a patate bollite o al vapore (ben spazzolate e servite con la buccia) e sottaceti, soprattutto croccanti cetriolini. Se non si trova il piattone, perché si vive lontano dalla Lombardia, si può provare a sostituirlo con qualche toma o con una formaggella a pasta molle con una leggere crosta bianca. Continue reading ‘Piattone in crosta’

Apple strudel in filo pastry

apple strudel

And after Candi’s budinasso here’s another recipe for those who have a sweet tooth (=i golosi). I made it for my husband’s birthday as he had requested something not too heavy, based on fruit (I confess that these are my favourite types of desserts). What better than an apple strudel, then? Mind you, this is not the traditional one as it’s made with filo pastry, which is rather flaky and crunchy in texture and not what you would find in Austria. Still it is very good. I used a recipe I found on the BBC Food website and slightly adapted it. The secret with filo pastry is to make sure to brush each individual layer with plenty of melted butter. Or it will stick together and you’ll end up with a stodgy mess. Continue reading ‘Apple strudel in filo pastry’

Il budinasso

Il budinasso è un dolce che si fa da sempre nella mia famiglia. Mi piace pensare che sia un’eredità della mia nonna piemontese di cui porto il nome che però non ho mai conosciuto. Mi piace anche chiamarlo così in questo modo così ruspante, da cortile di campagna, soprattutto ora che è conosciuto dappertutto con il nome assai più trendy di Bunet (anche questo ruspante, in realtà, nonostante il lieve colorito francese) che probabilmente viene dal nome dello stampo che ricordava vagamente la forma di un berretto.

E’ un dolce ricco ma anche povero. Ricco per l’abbondanza di uova e amaretti, povero perché fatto con ingredienti che in campagna non mancavano mai e non costavano praticamente niente, appunto le uova e il latte. Adesso noi ci abbiamo aggiunto il cacao, un po’ di liquorino magari, l’abbiamo patinato un po’, insomma. Comunque, è un dolce comodo da fare quando non si ha voglia di uscire a far la spesa: uova, latte, zucchero e un po’ di amaretti di solito in casa ci sono sempre.

Dunque: niente di particolarmente originale (quante sono le combinazioni di uova/latte/zucchero, a quanti innumerevoli dolci hanno dato origine nelle più varie parti del mondo??), ma spesso ci dimentichiamo proprio delle cose più semplici.

Che la semplicità ci sia spesso ostica lo diceva anche Pasternak in una bellissima poesia: “Imparentati a tutto ciò che esiste, convincendosi/ e frequentando il futuro nella vita di ogni giorno,/ non si può non incorrere alla fine, come in un’eresia,/ in un’incredibile semplicità./ Ma noi non saremo risparmiati,/ se non sapremo tenerla segreta. / Più d’ogni cosa è necessaria agli uomini,/ ma essi intendono meglio tutto ciò che è complesso…” Le onde. Qui recitata da Carmelo Bene. Continue reading ‘Il budinasso’

Ehi milanesi, che fate, voi ci andate?

Per tutto questo weekend a Milano c’è Fa la cosa giusta, una grande fiera che raccoglie un ampio ventaglio di proposte per un’economia alternativa e diversi, buoni stili di vita. Ogni anno questa fiera cresce e si diversifica. Anche le grandi industrie si stanno accorgendo di questo potenziale, grande mercato. Quest’anno, per esempio, c’è perfino la Peugeot che presenta un’auto ecologica!

Lamb tagine with prunes and apricots

lamb tagine with prunes and apricots

This is in “memory” of the trip to Morocco Candi and myself went on last year. I love Moroccan food  and for Christmas my lovely sons gave me a fabulous proper red tagine pot (see picture). I decided to christen it the other day by making a tagine with lamb. You might be wondering why I keep on using lamb in my recipes. Well…..it’s because I have done a bulk order of organic  lamb meat via the same vegetables delivery outfit. But you have to spend a minimum of £25, so I have a few pieces in the freezer. Not that I mind as it’s my favourite meat! My sons also gave me a cookery book  (Tagine, spicy stews from Morocco by Ghillie Basan) and it’s in there I found this recipe, which I have slightly adapted. The result is a very moorish , rather  sweet dish as it has quite a bit of fruit in it. It is really tasty and it would probably gain by being made in advance and reheated! I served it with some plain cous cous, to which I added flaked toasted almonds. Continue reading ‘Lamb tagine with prunes and apricots’

Il riso pilaf perfetto per Paola che oggi si laurea

 

La ricetta è presa da Allan Bay, 77 ricette perfette. Spiegate per filo e per segno, nessuno può sbagliare (Feltrinelli). Mi piace molto Allan Bay, mi piace la sua cura e la precisione delle sue ricette, anche se trovo un po’ strana la sua abitudine di non mettere mai gli ingredienti belli elencati prima della ricetta come fanno tutti. E’ un colpo d’occhio utile, soprattutto per decidere se cucinare o no un dato piatto. Così sottoporrò Allan Bay a un mio editing personale, non me ne voglia, la paternità è sempre sua. Continue reading ‘Il riso pilaf perfetto per Paola che oggi si laurea’

Cream of Jerusalem artichokes soup

Jerusalem artichokes

Hands up who has ever come across a Jerusalem artichoke… Well, if you had asked me a week ago what Jerusalem artichokes looked like I wouldn’t have had a clue as I have never used them in cooking before. I thought they were a type of artichoke, judging by the name….I know now, as I found them in my weekly veggies delivery (they must be in season, then), that they look NOTHING like an artichoke!!  As you can see from the picture, which I took to enlighten other ignorant people like me (I have still got a long way to go, haven’t I?), they are a root vegetable and  look like a cross between a potato and ginger . And by the way in Italian they are known as topinambur. Weird by name, weird by nature it would seem…  I had heard of topinambur but, again, I wouldn’t have known what they were and I most certainly wouldn’t have made the connection with the Jerusalem artichoke.  The things I am learning doing this blog! I do believe they eat them in the Piemonte region (with bagna cauda, for example, which is a hot dipping sauce made with oil, butter, anchovies and garlic)  but I am not sure how widely used they are in the rest of Italy. Perhaps Candi will enlighten us.  Anyway,  faced with a bag of what looked like ugly, gnarly potatoes, I started consulting my cookery books and trawling the internet for ideas on how to use these bizarre looking vegetables. Continue reading ‘Cream of Jerusalem artichokes soup’

Risotto ai porri al profumo d’arancia

Com’è che ancora ci mancava un risotto? Abito o non abito in Lombardia? Non so perché ma il risotto mi sembra uno dei cibi più adatti per la domenica sera. Domestico, tranquillizzante, anche se il lunedì è vicino. Devo dire che con il riso ho un rapporto un po’ troppo pragmatico. Spesso uso il paraboiled anche per i risotti (oh, lo so, è un’eresia), ma i miei clienti non sono i più puntuali di questo mondo e di fronte alla minaccia del riso colloso (niente a che vedere con la profumata variante vietnamita dove la collosità amidosa è voluta) preferisco la variante soda e sgranata del paraboiled. Questa volta, invece, potendo contare sulla domenica sera, tranquilla e senza impegni, ho potuto usare un vero e canonico Carnaroli, il re dei risi, come dice Wikipedia. Se ne compra uno buonissimo alla Certosa di Pavia che vale sempre una gitarella, riso a parte.

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