Purtroppo non sono mai stata a Bari che deve essere una magnifica città. Che sia per consolarmi che ho cercato di cucinare questa splendida focaccia? Di solito amo le focacce basse (il mio ideale è quella ligure, ma del levante), anche la pizza mi piace sottilissima. Eppure questa alta focaccia fragrante mi ha incuriosito, da quando ne ho letto sul bel libro La cucina pugliese di Giovanna Quaranta, ma anche sul blog già citato La via delle spezie. Ecco ora che ho esposto tutti i credits possibili, vado con la mia versione di cui sono abbastanza soddisfatta (ahi ahi, come diceva mio nonno: chi si loda s’imbroda…). E con questa ricettina io Candi vi lascio di nuovo per un po’. Sono partita per la grande madre Russia. Nei prossimi giorni sarò qui e poi qui. Ci si ritrova a settembre con novità, progetti che con Lucina non mancano mai… Continue reading ‘La focaccia barese’
Archive for the 'Cucina regionale' Category
Page 4 of 4
Ecco, questo sì che è un piatto pieno di ricordi di Russia. Primo tra tutti, il treno. Lo scompartimento a quattro, il vagone con il bollitore d’acqua in fondo e la provodnica, una sorta di capovagone, una zia-mamma che si occupa di tutto, regina e massima autorità del microcosmo che ti cullerà per parecchie ore: è lei che ritira i documenti, porta le lenzuola, prepara il tè ecc. Così tu ti metti in ciabatte e in tuta e ti lasci cadere in uno stato di beata, minorile irresponsabilità (non hai neanche più il passaporto). Qualunque cosa si faccia o non faccia, sei giustificato: stai viaggiando, non c’è bisogno di altro. Il primo atto dovuto, se non è l’una di notte, è tirar fuori le provviste. Non importa se il convoglio non è ancora uscito dalla stazione moscovita. Tutti tirano fuori e offrono qualcosa. Certo ognuno si sbizzarisce (noto che il pollo arrosto è tra i piatti più gettonati). Ma è indubbio che i pirožki ben confezionati in caserecci sacchetti di plastica fanno la parte da leone. Misura della tua popolarità o dell’affetto dei tuoi amici. Se hai i pirožki nella sportina vuol dire che non sei solo. Qualcuno ti ama. Continue reading ‘I pirožki. Nostalgia di Russia’
Il budinasso è un dolce che si fa da sempre nella mia famiglia. Mi piace pensare che sia un’eredità della mia nonna piemontese di cui porto il nome che però non ho mai conosciuto. Mi piace anche chiamarlo così in questo modo così ruspante, da cortile di campagna, soprattutto ora che è conosciuto dappertutto con il nome assai più trendy di Bunet (anche questo ruspante, in realtà, nonostante il lieve colorito francese) che probabilmente viene dal nome dello stampo che ricordava vagamente la forma di un berretto.
E’ un dolce ricco ma anche povero. Ricco per l’abbondanza di uova e amaretti, povero perché fatto con ingredienti che in campagna non mancavano mai e non costavano praticamente niente, appunto le uova e il latte. Adesso noi ci abbiamo aggiunto il cacao, un po’ di liquorino magari, l’abbiamo patinato un po’, insomma. Comunque, è un dolce comodo da fare quando non si ha voglia di uscire a far la spesa: uova, latte, zucchero e un po’ di amaretti di solito in casa ci sono sempre.
Dunque: niente di particolarmente originale (quante sono le combinazioni di uova/latte/zucchero, a quanti innumerevoli dolci hanno dato origine nelle più varie parti del mondo??), ma spesso ci dimentichiamo proprio delle cose più semplici.
Che la semplicità ci sia spesso ostica lo diceva anche Pasternak in una bellissima poesia: “Imparentati a tutto ciò che esiste, convincendosi/ e frequentando il futuro nella vita di ogni giorno,/ non si può non incorrere alla fine, come in un’eresia,/ in un’incredibile semplicità./ Ma noi non saremo risparmiati,/ se non sapremo tenerla segreta. / Più d’ogni cosa è necessaria agli uomini,/ ma essi intendono meglio tutto ciò che è complesso…” Le onde. Qui recitata da Carmelo Bene. Continue reading ‘Il budinasso’
Questa ricetta non ha foto perché la ricetta non è nostra. Carmelita ce l’ha regalata in un commento e mi dispiaceva troppo lasciarla sepolta là. La metto subito, poi la farò e farò sapere com’è venuta ma intanto, visto che Carmelita ha raccontato del cibo di strada di Palermo, vi mando qui a godervi una bellissima passeggiata con il mitico cavoletto, fonte inesauribile di ispirazioni culinarie e no. E lì di foto, panelle e mafaldine comprese, ne troverete di bellissime… Continue reading ‘Le panelle di Carmelita’
Faccio molto spesso la farinata perché insieme a una bella e ricca insalata diventa un pasto completo. Si tratta di una sorta di focaccia interamente di farina di ceci. E’ tipica ligure o toscana (dove si chiama anche cecìna o torta di ceci). Insomma, una ricetta “tirrenica”. Continue reading ‘Farinata con cipolle rosse’

Commenti recenti